04 November, 2008

Alle terme di Tabay


La cittadina di Tabay si trova a circa 45 minuti di autobus da Merida.
Il potente mezzo incaricato di condurci alla meta risale ai gloriosi anni 70’, periodo in cui un operaio venezuelano guadagnava più che uno italiano. La “buseta”, così la chiamano i locali, presenta degli importanti interventi estetici che in gergo automobilistico verrebbero chiamate “tamarrate”.
Alla consistente velocità media di 30 km orari su strade dissestate in mezzo alle Ande arriviamo alla prima destinazione. Di qui si continua in fuoristrada, le strade sono troppo strette.
Ci inerpichiamo su per la montagna, le buche nel terreno si fanno sentire sulle panche del cassone, siamo in 12 su una macchina da 6 posti. L’autista tira fuori una bottiglia di rum, è compresa nel biglietto e ce la passa festante solo dopo aver dato una bella golata. Tanto per infondere un po’ di sicurezza ai suoi passeggeri.
L’atmosfera si riscalda, io Federico e Taiko alziamo l’età media del gruppo. Viene richiesta a gran voce una canzone del Gigi d’Alessio locale e…non l’avessero mai fatto.
E vai, si canta! Non chiedevo di meglio.
Ho fatto 15.000 km per cantare Gigi d’Alessio nel cassone di una Toyota guidata da un autista ubriaco nel mezzo della foresta con le strade a strapiombo su un dirupo senza fine.
E sto andando alle terme…
Ci scaricano davanti alla porta di una specie di fattoria. Il locale contadino ha intravisto l’affare e ha costruito una piscina alimentata con l’acqua termale. Peccato che l’acqua, arrivando da una sorgente mille metri più a monte in un tubo bucato, di termale non abbia più niente.
E difatti noi, stoici e impavidi nelle nostre decisioni, decidiamo di continuare.
Si, saliamo ancora un po’, a piedi, tanto 30 gradi al 99% di umidità cosa saranno mai…
E che saranno mai...
Dopo 20 minuti di salita i miei vestiti hanno creato una piscina tutto intorno a me, come la banca Mediolanum.
Taiko non si ricorda…c’era un sentiero da qualche parte, ma chissà, magari è friato via.
Un rumore di motore.
Dei pastori! Su una camionetta stile crisi del 29’!
Chiediamo un passaggio, ma certo! salite nel cassone, prego, de donde? Italia, ahhhh, ci sono pastori in Italia? No, siamo un popolo di navigatori.
Siamo in compagnia di altri due uomini. L’unto, quello più sporco, ci mostra orgoglioso una testa di capra appena mozzata. Quanto puzza. Lui, non la capra.
Stanno andando a vaccinare le bestie, si chiacchiera di argomenti agresti, del lavoro nei campi.
Dopo qualche minuto è abbastanza sicuro che non siamo delle spie del governo e tira fuori dalla tasca un sacchettino.
Marijuana. Ma di quella biologica! La coltiva lui nel suo orticello! C’è ne regala un po’ in segno di ospitalità. Che ometti simpatici sti contadini locali.
Ci scaricano dove inizia il sentiero. Paghiamo 15 soldi (3 euro) a un ragazzetto per farci da guida nella foresta. Le piante non sono altissime, ma fitte che creano un soffitto fitto e c’è sempre meno luce.
I moschini pungono come non mangiassero da mesi… ma io sono italiano! ué, ciò il soldo, se voglio vi compro tutti fetenti moschini!
Macché, la cosa non li tange. Pungono lo stesso.
Finalmente giunge alle nostre orecchie un rumore di ruscello. Girata la curva, scostato il ramo, superata la pianta… ecco finalmente la pozza.
Acqua a 40° e puzzo di uovo marcio. Che godimento.
Ci accorgiamo che non siamo soli.
Un uomo nudo ci saluta da sotto la cascatella.

1 comment:

Anonymous said...

direi che te la passi sempre meglio...
sei pagato per divertirti e per di più ti portano in gita alle terme...
questa si che è vita!!!
ti invidio... e non scherzo!!!

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