22 April, 2009

La radio, il pastore e la mula Maria


Sono le 5.45 del mattino e il gallo canta da almeno mezz’ora.
Ualter (non è un errore, è il suo nome) è ancora un po’ alticcio, ha passato la sera prima bevendo vino di mora acido e rum della peggior specie con i compari giù in piazza.
Ha un mal di testa di quelli che pare di essere stati presi a calci da un mulo infuriato.
Si versa una tazza di zuppa di pollo con un paio di verdure galleggianti e la guarda pensieroso. Certo che è stato proprio un fesso ad accettare il primo turno del sabato mattina.
Al momento di scegliere lui è stato uno dei pochi a farsi avanti. Forse per senso del dovere, forse per farsi notare dal dirigente locale del Partito.
Ma ormai è tardi per lamentarsi e non può proprio mancare all’appuntamento.
Si infila un paio di Rayban tarocchi ma ben fatti, una giacca di pelle e stivali di gomma marroni.
Esce di casa chiudendo la porta con un calcio e giù per la via ripida lastricata di pietre.
Il paese è già in movimento, un paio di asini stanno risalendo la via carichi di sacchi di farina di mais. Ualter scarta un paio di galline e un tacchino obeso, saluta una vecchia, il prete e il proprietario della bottega affianco al telefono pubblico.
Attraversare la via principale di un paese con 90 abitanti non è mai stato facile per nessuno. Soprattutto se in quel paese ci sei nato.
Ma ora silenzio, si inizia…
“Gentili ascoltatori, oggi è il 20 di aprile e ancora buon giorno dalla radio comunitaria di Los Nevados!”
Gli scappa il microfono di mano e la voce si allontana per un istante.
“VI ricordiamo che questa emittente è stata creata e finanziata dal Ministerio del Poder Popular per le Telecomunicazioni della Repubblica Bolivariana del Venezuela e come sempre iniziamo le nostre trasmissioni giornaliere con il nostro inno nazionale – Gloria al Bravo Pueblo”.
Ualter già non c’è la fa più, vorrebbe tornarsene a casa, ma gli toccano sei ore di diretta.
La zuppa di pollo non sta dando gli effetti sperati, questa volta sarebbe dovuto passare direttamente al succo di Papaya misto a uovo e caffè.
Ma dai, dai, dai!!! Anche oggi gli toccherà portare a casa il 100% di share visto che è l’unica emittente nel raggio di 150 chilometri.
Radio Los Nevados è stata creata 6 mesi fa nell’ambito di un progetto di sviluppo delle comunità montane isolate dal mondo. Serve una vasta area delle Ande nella parte sud occidentale del Venezuela dove sono presenti più di cinquanta villaggi contadini.
A Los Nevados ci sono 10 case e una chiesa. Si raggiunge con un comodo viaggio di 4 ore a dorso di mula. La strada è ripida, piena di buche e a picco su un precipizio interrotto solo da cactus e generici arbusti spinosi.
La mula poi ti fa penare perché a metà della salita si ferma e aspetta un segno divino per ripartire. Se sei fortunato il segno arriva dopo un quarto d’ora, altrimenti ti arrangi.
La mula poi alla fine della salita ha fame e sete. E se trova erba e acqua di nuovo ti arrangi perché non la scolli più per un altro quarto d’ora.
Ricordo che Bud Spencer nel film “Continuavano a chiamarlo Trinità” parlava nell’orecchio ai muli e questi partivano come treni salvando tutti quelli che c’erano da salvare. La mia mula invece mi guarda piena di compassione e scuote la testa. Mi spiegano per colpa dell’accento italiano.
Io, Nastassjja ed un paio di cooperanti lituani che non brillano certo per loquacità arriviamo in paese in tarda mattinata. Che dolore alle chiappe.
Il nostro amico Ualter, pastore di professione e deejay freelance, ha intanto lasciato il testimone alla lavandaia Yasmirla, la quale sta leggendo il notiziario di mezzogiorno arrivato per fax direttamente dalla sede di Caracas del Partito.
Lo hanno avvisato del nostro arrivo, ci offre un bicchiere di Coca Cola socialista e si offre gentilmente di farci da cicerone.
Nel paese gode di fama indiscussa, due ragazzine adolescenti gli corrono incontro appena lo vedono.
Sembra proprio che si sia fatto dei fans!