03 December, 2008

Il medico cubano


La strada per raggiungere il Paramo è stretta, ci passa a mala pena una macchina per volta. Siamo a 3300 metri, poca cosa per la media delle Ande, ma la vegetazione non è così fitta come altrove.
Un prato qua, una pecora la, un contadino ara con un aratro trainato da una coppia di buoi. L'attrezzo è in legno, come quello che c’è in Age of Empire II e non pensano di cambiarlo perché hanno sempre fatto così.
Mi sembra una ragione sufficiente per non indagare oltre.
Ci fermiamo con il Ford “Explorer” in uno spiazzo a lato della strada. A dispetto del nome con l’”Explorer” si esplora ben poco perché è un barcone con il cambio automatico e con un problema alla centralina che lo fa spegnere ogni 10 minuti.
E però è grosso e ha i vetri oscurati, quindi dentro ti senti figo e lo usiamo lo stesso.
La nostra meta finale sarebbe un allevamento di vermi, lombrichi per la precisione, perché qui si allevano i vermi per fertilizzare la terra. E’ un super progetto con partecipazione diretta della gente dei villaggi e tutti i crismi del caso. E però, con quello che ci producono, si e no riescono a fertilizzarsi il giardino di casa, quindi ultimamente è un po’ in declino.
Ma l’importante è partecipare e poi sono tutti orgogliosi che degli stranieri vadano a visitarli.
Mentre torniamo alle auto passiamo davanti ad una casetta che stona decisamente con il paesaggio. Ha le pareti intonacate di arancione e il tetto di tegole.
Mentre si commenta questa stranezza un signore alto, abbronzato, pelato e sorridente esce dalla costruzione e ci viene incontro.
Dei forestieri! E’ sei anni che vive qua e non ha visto altro che montanari e formaggiai. E con tutto rispetto del formaggio, quello affumicato è ottimo e puzza il giusto di stalla!
Lui è cubano e fa parte di un esercito di 61.000 medici cubani presenti in questo momento in Venezuela. Fa parte di un progetto che si chiama Barrio Adentro.
Chavez si sveglia una mattina e capisce che il Venezuela non ha abbastanza medici e quelli che ci sono sono delle patacche. Più o meno nello stesso istante la famiglia Castro si sveglia e capisce che Cuba ha un pacco di medici con le palle, ma gli manca il petrolio.
E allora facciamo un accordino! 61.000 medici cubani in Venezuela nel giro di 2 anni, 12.000 studenti venezuelani a Cuba e altrettanti addestrati in loco da professori cubani.
I litri di petrolio in viaggio non si contano.
Il Dott. Pedro Alvarez ci invita ad entrare, è ansioso di farci visitare l’ambulatorio. Nella sala d’attesa ci sono due libri a disposizione su un tavolino basso. Uno si intitola “Chavez Nuestro” e apre con una preghiera sulla falsa riga del “Padre Nostro”, ma al posto del padre c’è Chavez.
L’altro è su Fidel Castro ed il suo epocale viaggio in Sud America che ha cambiato il mondo.
Quando ci parla di Fidel usa l’espressione “il nostro comandante”. E’ a dir poco credente, al muro ha incorniciato un foglio con alcune righe stampate come fosse una preghiera.
E’ la definizione di Rivoluzione.
Lui cura di tutto, ma è un esperto di parassiti intestinali. Le medicine sono gratuite per tutti e prodotte interamente a Cuba. Hanno delle etichette bianche con sopra il nome e basta. Niente loghi di multinazionali o scatole di 30 centimetri per 10 pillole. Semplici e funzionali, ma gli antibiotici vanno come mentine.
Nell’ambulatorio ci vive pure, così se hai bisogno lo trovi 24ore su 24. Ha una stanzetta sul retro e una piccola cucina fornita.
Gli piace vivere in montagna, gli ricorda il villaggio dove è nato, ma non ha molti clienti. La struttura serve parecchi paeselli, ma se contano 50 abitanti l’uno è dir tanto.
E così è proprio contento di vederci. Non ci vuole fare andare via e accende lo stereo mettendo salsa e merengue.
Afferra una signora parigina del gruppo e si mette a ballare “Pueblo, Socialismo o Muerte”, la colonna sonora delle elezioni appena passate.
Ditemi cos’altro avrei potuto fare se non sedermi su una roccia a guardare mangiando fragoline di bosco.
Entusiasmante!

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